Vulcano Marsili: il rischio di eruzione è reale
Nelle profondità del Mar Tirreno meridionale giace il più grande vulcano sottomarino europeo, disteso nei fondali tra la Calabria e la Sicilia. Contrariamente a quel che si pensa, il Marsili è un vulcano attivo, adagiato a circa tre chilometri di profondità, con la sua sommità a circa 500 metri sotto il livello del mare. Nel Tirreno esistono altri grandi vulcani ancora troppo poco studiati ma meritevoli di attenzione: dal Vavilov al Magnaghi, Palinuro, fino ai più piccoli Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete. Le dimensioni del Marsili sono imponenti: circa 70 km di lunghezza e 30 di larghezza, coprendo un’area di circa 2.100 km quadrati. Dal 2005 il vulcano è studiato con attenzione dai ricercatori del CNR, che ne monitorano ogni attività grazie ad un sistema multibeam, a causa dei potenziali pericoli che un vulcano attivo come il Marsili potrebbe provocare.
La struttura del Marsili desta oggi abbastanza preoccupazioni a causa proprio della sua altezza. Il vulcano infatti potrebbe cedere staccando la parte alta e facendola depositare sul fondo e se questo accadesse a seconda delle dimensioni della massa lavica staccata si potrebbero avere degli importanti movimenti della massa d’acqua.
Alcuni scienziati ipotizzano che tale spostamento si trasformi in onde alte sino a 20 metri che potrebbero raggiungere la Sicilia e la costa Calabrese con una forza distruttiva: un vero e proprio tsunami che distruggerebbe le coste devastandole.
Le lave del Vulcano hanno origine basaltica come il resto della catena dell’arco Eoliano. A differenza dell’Etna però, una fuoriuscita di lava sarà difficile da vedere con gli occhi.
Qualora ci fosse, l’eruzione sarà nascosta sotto le acque del Tirreno quindi il Marsili erutterà sott’acqua e gli unici segnali saranno i detriti e le bolle di gas che risaliranno in superficie. In ogni caso ad oggi, ogni movimento del Marsili è monitorato ma prevedere ogni suo movimento futuro è praticamente impossibile.