CANCRO AL POLMONE, RECORD DI CASI A NAPOLI
Sono gli screening e gli stili di vita le leve su cui agire per ridurre la mortalità e l’incidenza del cancro: oltre al colon-retto, seno e cervice uterina, che rientrano nel Lea e sono screening offerti gratuitamente dalle Asl a cui va aggiunto quello per il melanoma e i tumori della pelle garantito in Campania in tutte le aree dei comuni di Terra dei fuochi. Il cancro ai polmoni é quello su cui si agisce di meno con la diagnosi precoce e per questo resta uno dei principali big killer in ambito oncologico.

Su questo fronte la prevenzione risulta insufficiente: un dato che si correla con quelli dei registri tumori aggiornati al 2016 con un record nazionale, a Napoli ovest e Napoli est, di incidenza di nuovi casi di cancro al polmone e anche di mesotelioma (legato quest’ultimo alla presenza di amianto soprattutto a Napoli ovest dove c’era la ex Eternit). Se dunque è Napoli a indossare la maglia nera della mortalità per tumore al polmone in Italia, come riferisce l’Istat, è sulla prevenzione oltre che sulla cura che bisogna puntare.

Per il cancro del polmone, inoltre, spesso i primi sintomi sono la spia di una malattia avanzata mentre le indagini di screening sono attualmente poco praticate. Per lo screening del tumore del polmone dunque, nonostante recenti studi ne abbiano valutato la fattibilità e il rapporto costo-beneficio e messo a punto modelli di rischio per ottimizzare l’intervallo di esami, nel nostro Paese non è ancora entrato nella pratica clinica e non rientra tra gli screening oncologici offerti dal SSN. “In effetti si tratta di una priorità come arma per ridurre la mortalità del tumore polmonare – avverte Giuseppe Fiorentino, pneumologo del Monaldi – e l’implementazione in Italia deve rappresentare una priorità della agenza politica sanitaria”.

L’attuazione di un programma di screening nazionale per il tumore al polmone nei pazienti ad alto rischio consentirebbe un incremento della sopravvivenza dei pazienti screenati di 7,63 anni rispetto ai non screenati, a fronte di una riduzione dei costi sanitari pari 2,3 mld di euro, in un orizzonte temporale di 30 anni. Investire in un programma strutturato di screening è cruciale perché consente un guadagno di vita di oltre 7 anni a fronte di un risparmio economico per il Ssn”. Gli screening, insomma, consentono di giocare d’anticipo sulla malattia e sulle conseguenze. Per questo è fondamentale recuperare i ritardi accumulati durante la pandemia e ampliarne l’offerta ad ambiti prioritari”.