L’Orologio dell’Apocalisse mette in guardia il mondo: 100 secondi a mezzanotte
Non siamo mai stati così vicini alla mezzanotte come ora. Il riferimento va al Doomsday Clock, che in italiano suona decisamente sinistro: Orologio dell’Apocalisse. É un indicatore di quanto l’umanità sia vicina alla sua fine sulla base dei pericoli generati da minacce nucleari, cambio del clima e tecnologie avverse. Non si tratta affatto di un gioco, né tanto meno di un qualcosa creato in modo superficiale: è l’idea del Bulletin of the Atomic Scientists, gruppo di scienziati fondato nel 1945 da Albert Einstein e dall’Università di Chicago. L’orologio viene aggiornato ogni anno, indicando con le lancette quanto manca alla mezzanotte. Ebbene, i secondi che ci separano dalla apocalisse sono 100: mai stati così pochi in tutta la sua storia. E con il conflitto scoppiato in Ucraina è certo che la situazione non può che essere ulteriormente degenerata.
Che ore sono? Sono le 23:58:20 secondo il Bulletin Science and Security Board, all’interno del quale si annoverano anche 11 Premi Nobel:
A gennaio, il Bulletin ha fissato il Doomsday Clock a 100 secondi dalla mezzanotte, il più vicino alla mezzanotte mai registrato. Avevamo previsto la situazione precaria in Ucraina. Abbiamo anche ripetutamente riportato i pericoli di escalation non intenzionali perché le posizioni e gli investimenti militari, assieme alle dichiarazioni politiche, aumentano la probabilità che possano essere utilizzate armi nucleari. Questo è esattamente ciò che significa essere a 100 secondi dalla mezzanotte. É pericoloso, fluido e instabile. Nel 1947, anno della sua creazione, l’orologio atomico (così si chiamava in principio) era stato fissato alle 23:53:00: 7 minuti separavano dunque il mondo dalla catastrofe, che in un tempo in cui le due bombe di Hiroshima e Nagasaki ancora appartenevano all’attualità e non alla storia andavano a prendere in considerazione unicamente i rischi di natura nucleare. Con il passare degli anni, il Bulletin ha inserito ulteriori fattori nel computo finale, primo fra tutti il cambiamento climatico. Ma anche intelligenza artificiale e armi biologiche, e pure la disinformazione.
SOLO UNA VOLTA PRIMA DELLE 23:45
Certo è che in questi ultimi giorni la responsabilità è da attribuire in larga parte alle minacce di guerra che vengono da Mosca rivolte al mondo occidentale. E pensare che inizialmente l’orologio era stato disegnato intero, con tutto il quadrante. Solo successivamente ci si rese conto che quello che contava erano gli ultimi 15 minuti, perché difficilmente ci si sarebbe spostati da lì. Effettivamente così è stato, con una piccola (e unica) eccezione: nel 1991 si arrivò alle 23:43, ovvero a 17 minuti dal giorno del giudizio. Avvenne in corrispondenza della firma del trattato per la riduzione delle armi strategiche (START) tra USA e URSS e dal contestuale smembramento dell’Unione Sovietica con la fine della guerra fredda. Pensare poi che di questi tempi l’anno scorso Stati Uniti e Russia stavano lavorando insieme per New START, un nuovo trattato volto a mantenere l’equilibrio mondiale tra i Paesi che possiedono testate nucleari. Ora questa collaborazione sembra essere svanita in un istante, e la minaccia torna ad incombere drammaticamente. Parlare di attacchi nucleari fa parte di un gioco strategico che tuttavia può sfuggire al controllo.
UN MONITO
L’orologio segna 100 secondi alla mezzanotte da 2 anni ormai, e non è una buona notizia: gli stessi scienziati addetti allo spostamento della lancetta in un verso o nell’altro, infatti, specificano che nonostante il tempo resti apparentemente fermo in realtà non lo è affatto, perché più è fisso a una certa ora, più è alta la probabilità che ci sia avvicini progressivamente alla mezzanotte.
Ora, con il conflitto ucraino, la lancetta sta puntando pericolosamente verso destra. Inquietante, sì, ma non bisogna farsi prendere dallo sconforto: il Doomsday Clock è nato per spingere le persone ad agire, e non per impaurire. Non c’è più tempo da perdere, e bisogna che anche i responsabili di questa guerra lo sappiano bene.